Volevo Dirti Che...
- Sirtao
- 13 dic 2019
- Tempo di lettura: 1 min
🇮🇪
Nascondo di aver perso qualcosa,
fosse pur solo un giocattolo,
a chi liquida la mia sofferenza
senza sapere cosa rappresenti
per me giocare.
🇬🇧
I hide that I lost something,
even just a toy,
to those who liquidate my suffering
without knowing
what playing means for me.
🇪🇸
Oculto que perdí algo,
incluso solo un juguete,
a los que liquidan mi sufrimiento
sin saber lo que significa
para mí jugar.
🇫🇷
Je cache que j'ai perdu quelque chose,
même juste un jouet,
à ceux qui liquident ma souffrance
sans savoir ce que cela signifie
pour moi de jouer.
(A)micheTTo caro, penso che avere medesime scale di valori, ci consenta di raggiungere la stessa altezza, salvo poi considerare che il numero di gradini di ciascuna possa essere diverso, cosicché c’è chi, in pochi balzi, domina la cima e chi sbuffa ancora su uno scalino. Forse, azzarderei ad esibire la mia sofferenza solo a chi possedeva il giocattolo con me. Il tuo approccio al gioco è molto (C)arino☺️ A me suggerisce un’altra fatidica avance: Vuoi essere il mio (A)micheTTo? Al che, o è ludens, cioè gioco in latino...o ti delude(ns)😂 Un forte (A)bbraccio!!!
Sai cosa penso, (A)micheTTa cara? Che dipenda tutto dal valore che diamo alla cose. Se a una cosa diamo un valore elevato è giusto che in funzione di questo noi ci si rapporti a persone con la medesima scala di valori. Altrimenti? Meglio nascondere d'averla perduta, quella cosa. Ci risparmiamo qualche seccatura, e inutili sofferenze.
Il gioco. Al di là dell'aspetto ludico, credo sia importante con chi si giochi. Si può crescere giocando, ci si può fare del bene, ma pure del male, tanto che una volta m'è capitato di tirare un sospiro di sollievo quando me ne fu sospeso uno. Perché nei giochi sono coinvolte le persone, con la loro emotività, le loro debolezze e i loro spettri.
Non ho…
Carissimo Gianni, ti ringrazio per la tua gentilezza. Sono d’accordo con te sulla funzione pedagogica del gioco: penso di aver imparato più strategie da una partita a dama, che da tante lezioni che mi sono state impartite frontalmente tra uno sbadiglio e l’altro. Cani, gatti e qualunque animale domestico, pur parlando “idiomi” diversi dal nostro, comunicano amore con una gestualità che dà concretezza a ciò che vogliono esprimere e, per questo e per molto altro ancora, sono meravigliosi. In questa prospettiva, il valore materiale di qualunque giocattolo diventa superfluo, se confrontato con l’opportunità incalcolabile che offre il gioco. Un abbraccio a te e a Cecilia!
Buongiorno Sir-tao Ho visto la tua nuova frase, sempre bella e accompagnata da un dolce orsacchiotto. Compagno di giochi per eccellenza e di sonni tranquilli. L'orsacchiotto per me rappresenta la dolcezza del genitore, sia esso la mamma che il papà. Io da piccolo 68 anni fa ne avevo uno di gomma celeste, con gli occhietti neri, mi trastullavo con lui, per muovere i primi passi verso la società che attende i nostri oggetti, turati fuori dalla valigia della nostra vita. Le nostre capacità di agire, nel bene e nel male, ci guideranno tutto l'arco della nostra esistenza. Da un punto di vista psicologico, il gioco, ha un valore fondamentale, importantissimo per il bambino, quanto importante per noi grandi, è proprio così Sir-tao…